La magia del protossido d'azoto (ON2)

NOS Scoperto nel 1772, l’ ossido di diazoto (ON2) venne usato come anestetico che permetteva di rimanere in uno stato semi-dormiente. Ciò avviene perché il diossido di azoto interferisce a livello del sistema nervoso agendo tra le giunzioni (termine tecnico “sinapsi”) dei neuroni che trasmettono l’impulso (per gli amici “potenziale d’azione”) dolorifico generato dai recettori di dolore (nocicettori). Il nos viene oggi utilizzato come propellente spray e come comburente (ossia una sostanza che permette al combustibile di bruciare e che nelle normali combustioni è identificato con l’ossigeno biatomico) nei missili. Ma non parliamo di questo!   parliamo invece dell’utilizzo più innovativo e a mio parere più ovvio che se ne possa fare:  la competizione automobilistica. :- ) Legale e non. Il NOS può essere installato sia su autovetture normali (con dovute modifiche) e da corsa; il biossido d’azoto, chiamato nell’ambito automobilistico “protossido d’azoto”, viene iniettato assieme al carburante nel condotto di aspirazione del motore in questo modo...

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Sweellfuel: un'altra soluzione al problema dell'inquinamento

Si chiama Swellfuel (combustibile elegante). Si tratta di una chiatta ancorata sul fondo del mare che sfrutta il moto delle onde e soprattutto delle maree per produrre energia. Ha la capacità di generare 350 mila kilowatt in un anno e cosa molto importante, può essere utilizzata in più unità nello stesso luogo. L’inventore di questo tipo di centrare, il texano Chris Olson, avrà l’appoggio tecnologico della Siemens che attirata dall’affare, creerà i componenti necessari. Le prime Swellfuell saranno operative quest’anno in isole remote delle Filippine, in Salvador, in Cina. Le grandi capacità di questa centrale sono collegate al fatto che sfrutta energia rinnovabile e costante; non crea nessun inquinamento acustico o visivo e può essere utilizzata in zone difficili da raggiungere dalla normale rete elettrica. Per saperne di più: www.swellfuel.com

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Nucleare anche in Italia

L’Italia sta per dare il via alla costruzione di 8-10 centrali atomiche di III generazione basata sull’uso di uranio 235. Si calcola che la prima pietra sarà posata nel 2018.L’obiettivo sarebbe quello di arrivare almeno al 20% di energia erogata tramite il nucleare. Con 2 centrali nucleari di IV generazione (ultima), si potrebbe raggiungere l’autosufficienza. Punto a sfavore rimane che l’ U235 sarà disponibile sulla nostra terra ancora per una ottantina d’anni data la sua scarsa presenza e la grande domanda per produrre energia. L’investimento sul nucleare continua e oltre a essere già presenti centrali capaci di usare il plutonio 238 ( detti autofertilizzanti ) sarà possibile usare il thorio 232:un materiale più sicuro, più presente sulla terra e con minori problemi riguardanti lo smaltimento delle scorie. Gli attuali reattori di III generazione sono l’europeo Epr Areva e l’Api1000 Wstinghouse. L’Epr ha un costo di 3 miliardi di euro e può erogare energia fino a 1600 megawatt. In più sono già da molto tempo usate tecniche per riciclare le barre di uranio diminuendo le scorie e riducendone il decadimento nel tempo.

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